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Le risate di Omar

Lui è Omar.

Omar è un meraviglioso bambino siriano di otto anni.

Omar è un bambino disabile grave.

Omar e la sua famiglia sono fuggiti da Aleppo dopo che la loro casa era stata distrutta circa un anno fa da un barile bomba.

Omar e’ un bambino profugo e disabile.

Da un anno Omar vive rinchiuso in casa, un garage senza riscaldamento né pavimento, come del resto sono la maggior parte delle case dei profughi siriani a Kilis, case… si fa per dire.

Omar non esce mai di casa perché si perderebbe avendo smarrito tutti i riferimenti che aveva conquistato nei primi sette anni della sua vita, vita di certo già difficile.Ho visto Omar per la prima volta lo scorso Natale durante una missione a Kilis, ultima città turca prima del confine con la Siria, città dove migliaia di bambini profughi siriani vivono in condizioni disumane.

A Natale Omar non mi si era avvicinato, era rimasto fermo davanti al suo specchio a ciondolare, mi guardava dal riflesso, ma non mi si è avvicinato.Una settimana fa sono tornata a far visita alla famiglia di Omar a Kilis.Questa volta, mentre Feras e Gabriele parlavano con il padre, ho trovato il modo di incuriosire il bambino. Ho cominciato a fargli vedere la sua immagine riflessa nel telefono. Prima era lontano, poi sempre più vicino, fino a che in pochi secondi abbiamo scattato circa 20 selfie. E lui rideva! Dio come rideva!

Avvicinandosi Omar mi ha stretto la mano per appoggiarsi a me così che io lo sorreggessi mentre batteva forte le mani per la felicità. Da quel momento non ha più lasciato le mie mani. Fino a che è arrivato il momento di salutarlo. Questa è l’ultima fotografia che ho scattato a Omar. Quando ha capito che stavamo andando via si è spento.

Omar si è spento.

È trascorsa una settimana eppure l’immagine che vedete continua a ripassarmi davanti, ora che vi ho raccontato la sua storia sono sicura che passerà…

Lui è Omar un meraviglioso bambino profugo siriano di otto anni disabile grave. Questo non è solo un racconto ma una denuncia.

Restiamo umani.

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