Chi mette il piede per la prima volta nella Repubblica di Belarus rimane colpito dall’anacronismo dell’architettura ferma al futurismo sovietico degli anni Venti. Tra le fermate della metro in stile Metropolis e condomini ispirati dalle forme geometriche in calcestruzzo di Le Corbusier, la capitale Minsk è il volto di un Paese che è rimasto inesorabilmente uguale nel passare dei decenni.
Nel 1986 la Bielorussia venne colpita da una catastrofe: l’esplosione di una centrale nucleare nella vicina Ucraina, con rilascio di radioattività duecento volte superiore alle bombe di Hiroshima e Nagasaki messe assieme. A causa dell’incidente alla centrale atomica di Černobyl’, la maggior parte delle regioni vennero contaminate dalle radiazioni.
Eppure, nonostante l’avvicinamento a Occidente, lo stallo nel percorso di democratizzazione appare insormontabile. Ciò ha portato il Consiglio europeo all’approvazione delle sanzioni nei confronti del paese per violazione dei diritti umani. Nel tentativo di alleviare l’isolamento economico e politico, il Paese ha stretto negli ultimi anni rapporti privilegiati con paesi come l’Iran, il Sudan e il Venezuela, caratterizzati al pari di Belarus da relazioni tese con il mondo Occidentale.
La Storia recente.
Le proteste in Bielorussia del 2020-2021, chiamate anche rivoluzione delle ciabatte, sono una serie di manifestazioni popolari in corso contro il governo bielorusso e il presidente Aljaksandr Lukašėnka, in carica dal 20 luglio 1994 e rieletto per il sesto mandato consecutivo durante le elezioni presidenziali del 9 agosto 2020.
Le accuse di corruzione nel governo e il rifiuto di adottare misure di sicurezza per la pandemia di COVID-19, hanno dato il via il 24 maggio 2020 a una di serie proteste nella capitale Minsk, che si sono poi diffuse in tutto il paese e inasprite dopo l’arresto del banchiere e oppositore Viktar Babaryka e del blogger Sjarhej Cichanoŭskij.
Il sostegno di Vladimir Putin ha aiutato Lukašėnka a resistere; dopo un breve periodo di relativa calma, le forze di sicurezza hanno iniziato a condurre una aggressiva campagna di intimidazioni nei confronti degli oppositori. Le proteste sono state più volte represse con la violenza, causando almeno 5 morti, centinaia di feriti tra i manifestanti, 50 persone scomparse, 450 casi di tortura e maltrattamenti di detenuti (secondo un rapporto dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani), oltre a casi di abuso sessuale e stupro, e oltre 12.000 arresti, oltre alla condanna delle repressioni violente da parte dell’Alto commissario per i diritti umani dell’ONU e da numerose altre figure istituzionali ed il mancato riconoscimento dei risultati ufficiali delle elezioni da parte dell’Unione europea, della maggior parte dei suoi Stati membri, degli Stati Uniti d’America, del Regno Unito e del Canada.
In questo contesto storico e politico “Una mano per un Sorriso – For Children” nel Luglio 2020 ha attivato un progetto a favore dei bambini che vivono in villaggi sperduti della Bielorussia, villaggi contaminati dall’incidente alla centrale atomica di Černobyl.